Pensa a un mondo senza smartphone, senza Internet, senza 20Bet per scommettere online; un mondo in cui l’unico tweet era il cinguettio di un uccello e l’unico “post” era un pilastro di pietra. In quel mondo antico, l’azzardo era già re, un re folle e imprevedibile che giocava con le sorti umane come se fossero mere pedine su una scacchiera celestiale.
la saggezza e la follia: la Grecia dove il destino danza
Ripercorriamo i sentieri polverosi della Grecia antica. Qui il destino a volte giocava a dadi, altre si nascondeva dietro l’ombra di un oracolo. Gli dei, quelli capricciosi e lunatici come bambini viziati, azzardavano scommesse sulla testa di mortali ignari. Pensa a Zeus, Poseidone e Ade che si dividono l’universo lanciando sorti come fossero sassolini nella vastità di un oceano cosmico. Non è solo un racconto, è un modo di vedere il mondo: tutto può cambiare con un semplice tiro di dadi.
Gli umani non erano da meno. Ognuno era un giocatore, sia che lo sapesse o meno. Astragali, piccoli ossicini di pecora o capra, volavano dalle mani mentre attorno i cori cantavano le gesta di eroi che forse, proprio come loro, scommettevano sull’esito di una battaglia o di un amore.
la follia al potere: Roma, dove anche l’imperatore gioca
A Roma, la frenesia del gioco si mescolava al sangue versato nell’arena. Immagina un imperatore come Caligola che perde la testa e il tesoro su un colpo di dadi. O Augusto, l’imperatore più potente, che non disdegna di sfidare la sorte durante i Saturnalia, quando anche gli dei sembravano ubriacarsi di vino e follia.
I giochi gladiatori, queste danze mortali sotto il sole cocente, erano teatri di scommesse e di destini intrecciati. Senatori, che l’etica li guardi con sdegno, puntavano sulla vita di uomini che non avevano nulla da perdere se non catene invisibili. E mentre la spada tagliava l’aria, una vita intera poteva essere rovesciata, come monete d’oro che cadono a terra, luccicanti e fredde.
il gioco dell’anima: l’Egitto, dove i dadi sono specchio degli dei
Scivoliamo sul Nilo, le acque lente ci portano verso l’Egitto, dove il Senet, un gioco che forse era più di un semplice intrattenimento, rifletteva il viaggio dell’anima nell’aldilà. I faraoni non solo regnavano, ma giocavano audacemente con oro e potere sul tavolo di gioco.
Ramesse III, con l’occhio tanto al cielo quanto alla tavola da gioco, scommetteva come un dio che si diverte tra mortali. E in quel gioco, ogni movimento era un dialogo con l’eternità, ogni pezzo spostato un passo verso l’immortalità o l’oblio.
Il dramma dell’esistenza: l’Asia, dove il destino si veste di mistero
In Asia, l’antica Cina sfidava i giocatori con il liubo, un gioco che era una miscela di strategia e sorte. I dadi rotolavano sulla tavola come piccoli tuoni, annunciando la fortuna o la rovina. Anche qui, i potenti leggevano i segni come oracoli, cercando nei numeri un messaggio degli dei, un segreto celato nel cuore del cosmo.
Conclusione
Attraverso continenti e secoli, l’essenza del gioco d’azzardo non cambia. Si trasforma, si adatta, ma resta sempre una sfida al destino, un ballo audace sul filo di un rasoio. Oggi, mentre clicchiamo per una scommessa online o attendiamo con il fiato sospeso il verdetto di un match, non siamo così diversi da quegli antichi giocatori.